Le industrie relative al rene artificiale in senso lato, ovvero la terapia dell'emodialisi, sono quelle farmaceutiche e quelle che producono macchine per dialisi. I principali nomi che riportiamo sono la Braun Milano S.p.a, la Bracco, Rottapharm SpA. Invece, riferendoci al rene artificiale, possiamo considerare il Centro Medico di Vanderbilt University, dove si è realizzato il progetto, la University of California- San Francisco (UCSF) che ha sviluppato il primo prototipo, e quelle che producono i microchip in silicio, necessari per il filtraggio del sangue. Si deve considerare anche l'industria che produce bioreattori come industria necessaria per la progettazione del rene artificiale: infatti il bioreattore ha il compito di eseguire tutte le funzioni metaboliche del rene naturale. Logo Università di San Francisco Logo Vanderbilt University
Il rene artificiale, detto anche rene bionico, è costituito da un microchip al silicio, lo stesso che viene utilizzato dalle industrie micrometriche nella costruzione dei computer. Tale microchip costituisce il filtro del rene artificiale: esso infatti ha il compito di riconoscere le sostanze tossiche e gli eccessi d'acqua da rimuovere, filtrando così il sangue. Questa nanotecnologia rappresenta il progresso, permettendo alle persone affette da insufficienza renale di interrompere la terapia di emodialisi. Per microchip si intende un circuito integrato di piccolissime dimensioni: il primo fu inventato da un ingegnere Jack Kilby. Egli riuscì a installare su una piastrina in silicio i resistori, i diodi, i condensatori e i relativi collegamenti.
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